Story

"La Coppa America" di Sir Peter Blake

"Questo non è uno sport per deboli di cuore"

La Coppa America è un trofeo sfuggente, e ha raramente cambiato mano in 150 anni. 

Questo non è uno sport per deboli di cuore. Non è impresa da prendere alla leggera o per capriccio. È una lotta tra velisti di Yacht Club di tutto il mondo che vogliono disperatamente la stessa cosa: mettere le mani sulla Coppa.

Il prestigio per il vincitore vale più di qualunque altro riconoscimento sportivo. È vincere l’invincibile e fare l’impossibile che affascina velisti, sognatori e miliardari, ma la vittoria non è facile, e il più delle volte non arriva affatto. L’unico modo per vincere è continuare a partecipare, continuare a tornare, una volta dopo l’altra, con l’intimo convincimento di potercela fare. Esitare dopo il primo tentativo non fa parte delle regole del gioco. Ci vogliono persone straordinarie, con una motivazione ferrea, grande esperienza, attenzione per i dettagli e dedizione incondizionata. È una competizione priva di certezze: per quanto tu ti possa impegnare, per quanto tu possa essere motivato e per quanto tu possa essere disposto a spendere, la vittoria non è mai garantita.

Per alcuni diventa una specie di droga. È una competizione che puoi arrivare a odiare profondamente, salvo poi scoprire che non puoi farne a meno, perlomeno finché non vinci. 

Poi avviene la metamorfosi, o almeno è quanto è successo a me. Ho fatto parte di un equipaggio che ha conquistato la Coppa America e l’ha poi difesa con successo; finalmente ero libero da quella terribile stretta alla bocca e allo stomaco. Sono appagato. Sono guarito. Dormo bene la notte e faccio altri sogni. In me stanno nascendo nuove passioni. Ma sia ben chiaro, la Coppa America è una gara di passione e di sogni; in ogni momento di veglia (e di sonno) hai solo un unico pensiero, vincere, ma la vittoria è incerta finché non l’hai nelle tue mani. La delusione e il disappunto fanno male anche quando sono gli altri a soffrirne, figuriamoci quando li sperimenti sulla tua pelle. Per settimane continui a chiederti “Come ?” e “Perché ?” , finché non raggiungi la determinazione di riprovarci, di non ripetere gli stessi errori, di farlo meglio di prima, di essere migliore del resto del mondo, di essere il migliore, e allora l’ansia si trasforma nuovamente in sogno e passione. Il pensiero di vincere non ti abbandona mai, ma è meglio lasciarlo da parte e concentrarsi su di un nuovo obiettivo: essere il migliore in ogni fase della nuova sfida.

Nulla può essere lasciato al caso, neppure il più piccolo dettaglio. Ma questo non succede solo perché sei tu a volerlo. Ci vuole un team di persone eccezionali, che condividano lo stesso sogno e la stessa passione e che non si lascino intimorire neppure dalle circostanze più sfavorevoli.

È la difficoltà della sfida che mette in moto l’adrenalina nelle tue vene, che possono essere state infiacchite dalla delusione della precedente sconfitta.

La Coppa America è ciò che è perché è così difficile da vincere.

Non è una competizione per ammiragli da poltrona.

Non è una competizione per chi non è disposto a tornare.

Non è una competizione per i deboli di cuore.

È una competizione per chi non ha paura di confrontarsi con il meglio del mondo.

È una competizione dove vincere è quasi impossibile, quasi, ma non del tutto. Ed è per questo che vale la pena lottare.

È la difficoltà che dà un significato a qualsiasi sfida.

È questa l’essenza stessa della vita.

[...] Questa volta non avete vinto, ma di sicuro non avete perso. Perdi quando ti viene a mancare il coraggio per tornare. Non vincere fa parte dell’apprendimento che porta al successo. Per la prossima sfida vi auguro grande fortuna. Perché è anche una questione di fortuna. Ma non sarà facile. Le cose belle non lo sono mai.

dalla Prefazione di Sir Peter Blake al libro “Luna Rossa” sulla 30^ America’s Cup (2000)